sabato 1 febbraio 2014

Frozen in Moscow

Un amico, di quelli che ogni tanto fanno tappa a Mosca per lavoro, mi faceva notare l'altro giorno la faccia seria dei russi. Pochi sorrisi, sguardi lobotomizzati e passo veloce di chi corre da qualche parte senza importarsi di cosa gli succede intorno.

Io dico.
Ma avete presente cosa possa essere vivere tutta la vita...ripeto..t u t t a l a v i t a in un paese dove l'inverno dura sette mesi, piu' della meta' dei quali sotto zero e piu' della meta', della meta' dei quali addirittura al gelo?

Sono sicura che non avreste un cavolo da ridere nemmeno voi e che quello sguardo lobotomizzato sarebbe la conseguenza di un pensiero fisso mentre camminate con i peli del naso ghiacciati:

voglio andare a casa, voglio andare a casa, voglio andare a casa, voglio morire , voglio andare a casa

Non voglio giustificare la faccia da culo dei russi che in fondo in metro' a +30 potrebbero anche sciogliersi, quello che voglio dire e' che il freddo e' legato indissolubilmente alla genetica e i russi nei loro DNA hanno molto probabilmente qualcosa che si e' congelato. Cerchiamo anche di capirli suvvia!

Ma non e' dei sorrisi mancati che mi preoccupo in queste giornate di freddo estremo.

Mi guardo in giro ed e' vero: tutti camminano veloci con sguardi spenti.

Babushke super seriosnie munite di carrello della spesa, vecchi con montoni che sembrano armadi, mamme con neonati sigillati in sacchi a pelo multipelo e multistrato, ragazze con tacchi antiscivolo testati per resistere a temperature (e scivolate) estreme, signorotte di mezza eta' con pellicce tigrate, ragazzine con la sciarpa di lana fasciata sulla testa...


Tutti.
O quasi.

C'e' chi non ha un posto dove andare e allora gira intorno a se stesso cercando di combattere quel freddo senza potersi consolare con il pensiero vado a casa, vado a casa perche' la casa non ce l'haForse per davvero loro vorrebbero morire, o forse no. Di certo mettersi nei loro panni fa venire strani pensieri.


Mosca, un pomeriggio d'inverno

A Mosca le giornate invernali piu' fredde sono spesso accompagnate da un sole fortissimo.Visto dalla finestra il cielo potrebbe ricordare quello dell'Avana. Peccato che il meteo dica - 25.
Dopo qualche ora in pantaloncini e maglietta a lamentarmi di quanto caldo ci sia in casa nonostante tutti i termosifoni siano spenti, decido di uscire. Sentiro' freddo lo so, probabilmente mi congelerò' dopo pochi minuti lo so, e' la scelta sbagliata lo so .... ma e' piu' forte di me. Dopo mesi di pioggia e grigio questo sole mi attira troppo in tentazione. Mi vesto ed esco.

Non contenta decido di avventurarmi in uno dei miei angoli preferiti della citta': i Patriarshiye Prudi.
Non contenta chiamo Ale e lo invito a raggiungermi li dopo il lavoro per un aperitivo.
Non contenta appena arrivo mando via il taxi.

E cosi io e Ale ci avventuriamo nel quartiere.

Probabilmente nessuno dei due e' molto felice della scelta fatta ma non vogliamo ammetterlo e continuiamo a camminare. Il laghetto (o stagno, in russo prud) da cui per l'appunto prende il nome il quartiere, e' ghiacciato e i bimbi giocano con slittini e pattini. La scena e' molto romantica nonostante le basse temperature. Io e Ale attraversiamo il laghetto scivolando ogni pochi passi. E' divertente e in fondo, pensiamo, le dita delle mani che ora non sentiamo piu' e i piedi che sembrano esserci stati amputati torneranno a funzionare a breve quando varcheremo la soglia di quel bar che ci siamo promessi. Nonostante l'immagine del bar nella testa non posso non pensare a quanto e' doloroso questo freddo e un po' mi lamento senza ricordare che tutto cio' e' stato voluto da me. A casa mia c'e' qualcuno che ripete spesso "se stai a casa non succede"...quella frase mi fa tin-tin nella testa.
All'improvviso e' un'altra scena a lasciarmi di gelo.

Sull'angolo del laghetto ghiacciato diventato pista di pattinaggio due donne con vestiti logori e dall'aspetto malconcio ridendo si abbracciano. Non sono vecchie babushke, ragazze con i tacchi antiscivolo, ragazzine con la sciarpa legata intorno alla testa o signore di mezza eta' con pelliccia e rossetto. Queste donne non hanno nessuna spesa da fare, nessun tacco, nessuna bella sciarpa e tantomeno una pelliccia e un rossetto. Sono chiaramente due senzatetto i cui pochi possedimenti giacciono li' vicino in una valigia logora quanto il loro cappotto.

Ma torniamo a quel sorriso (e ai -20 gradi)

Le due donne ridendo si abbracciano. Una di loro cerca di nascondere una bottiglia di vodka in un sacchetto di plastica mentre fa qualche sorsata. Mentre ridono noto come i loro occhi azzurrissimi contrastino con la loro pelle sporca e i denti marci.
Sarebbe bastata l'immagine di quel sorriso e dei loro occhi azzurri a toccarmi ma c'e' altro che mi colpisce: ai piedi hanno i pattini da ghiaccio.
Mi allontano...senza potersi muovere il freddo e' davvero antipatico.
Mi allontano e penso che la poverta' puo' avere molte facce soprattutto qui in Russia dove il clima davvero non aiuta ma dove la cultura e la tradizione, probabilmente quelle di una volta, hanno saputo regalare a tutti una, seppur minima, via d'uscita...a volte...


2 commenti:

  1. mi piace molto quando parli di Mosca e dei Russi, Sai andare, con leggerezza ,oltre le apparenze. Io ho potuto vedere Mosca solo brevemente da turista (le icone, San Basilio, il Cremlino, l'hotel internazionale) e in gruppo ,ma mi è rimasto il desiderio di una conoscenza più profonda della gente e della vita vera.Mi è sembrato cosi irrispettoso il nostro turismo consumistico, superficiale e ignaro. Purtroppo di gruppi come il nostro ne ho incontrati parecchi. Tu sai restituirmi l^atmosfera....grazie

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    1. Russia e' un Mondo...non sai quanto mi manca...spero di poterci tornare presto per poter scoprire anche molto altro.

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